sabato 29 novembre 2014

SALUTOGENESI. Non solo prevenire ma anche promuovere la salute

Alla base dell’azione sostenuta dalla Biodanza su individui e comunità e della prospettiva scientifica che prende il nome di Psicologia Positiva, possiamo identificare un approccio denominato salutogenesi  che coincide con un insieme di riflessioni e azioni rivolte non tanto alle cause dell’insorgenza di malattie quanto piuttosto allo studio della fonte della salute fisica, psichica e spirituale.

L’approccio salutogenico è stato concettualizzato dal sociologo della salute Aaron Antonovsky (1923-1994) il quale avendo avuto incarico dal governo israeliano di valutare lo stato di salute delle persone anziane ne stabilì dei criteri di misurazione sia fisici sia psichici. In particolare Antonovsky si soffermò sull’osservazione dell’adattamento alla menopausa da parte di donne facenti parte di differenti etnie e tra queste anche di quelle sopravissute ai campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Le osservazioni evidenziarono che queste ultime non solo erano riuscite ad adattarsi in modo coraggioso al dramma subito in tempo di guerra ma, allo stesso modo, riuscirono ad adattarsi nel proseguimento della propria vita in forma migliore anche ad altri ambienti stressanti, esse infatti erano a quel momento in un migliore stato di salute psicofisica evidenziando una spiccata capacità nel ricreare la propria vita.

Da queste evidenze le principali domande che Antonovsky si pose, furono:
Perché alcuni individui rimangono in buona salute e altri si ammalano entrando in contatto con le stesse esperienze in condizioni avverse?
Perché gli agenti stressanti non sono sempre patogeni? Quali sono i fattori che mantengono le persone sane e quelli che fanno muovere le persone verso il polo della salute piuttosto che verso quello della malattia?

Le conseguenti risposte lo guidarono verso l’idea dell’esistenza e dell’azione di fattori generativi di salute che sarebbero dovuto essere indagati allo stesso modo in cui l’approccio patogenico indaga le cause e l’evoluzione delle malattie.
E’ importante rilevare che l’approccio salutogenico non corrisponde al rovescio della medaglia di quello patogenico dove l’interesse è rivolto all’insorgenza, alla cura e alla prevenzione della malattia. Nell’approccio salutogenico, partendo dall’assunto che tutte le persone sono in parte sane e contemporaneamente in parte malate, si cerca di individuare come un individuo possa diventare più sano o meno malato.
Antonosvsky propone un modello, dove è rappresentato un continuum tra salute e malattia all’interno del quale ogni individuo si può collocare in un determinato momento con la possibilità di attivare risorse ed opportunità per favorire lo spostamento verso il polo della salute.

Salute   Malattia

Partendo quindi proprio dall’etimologia del termine gli obiettivi primari della salutogenesi sono di individuare l’origine della salute, comprendere come si crea e come può essere rinforzata.
Il focus è quindi rivolto non alle cause della malattia ma a quelle della salute. Si tratta di un nuovo paradigma che prende le distanze da quello riduzionistico tradizionale che è sintetizzabile nella definizione di terapia ancor oggi presente sull’enciclopedia Treccani in termini di: “studio e attuazione concreta dei mezzi e dei metodi per combattere le malattie”. Questo nuovo paradigma è riconducibile piuttosto alla definizione di salute che già dal 1948 si legge sulla costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o d’infermità. Il possesso del massimo stato di salute che è capace di raggiungere costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano”.

Antonovsky scoprì che non è l’agente patogeno in se stesso che crea la malattia, ma piuttosto è il modo in cui questo si contrappone alle Risorse Generali di Resistenza  che attua la differenza. Si tratta di un coping positivo nei confronti dei fattori di stress presenti in ogni esperienza di vita, che le persone o le comunità sono in grado di attuare.   
Da queste basi Antonovsky fa quindi riferimento al costrutto del senso di coerenza dato dall’orientamento generale verso il mondo e verso il proprio futuro su tre dimensioni: cognitiva (comprensione della realtà circostante), motivazionale (elaborazione del proprio orizzonte di vita) e comportamentale (capacità di plasmare le difficoltà).
Il senso di coerenza è il fattore che permette di reagire agli agenti di stress che possono essere percepiti come sfide verso le quali attivare le proprie risorse di resistenza.
Oltre al costrutto Sense of Coherence Antonovsky elaborò, infatti, quello di General Resistance Resources (GRRs) che si riferisce "alla proprietà di una persona o di una collettività di attuare un coping positivo rispetto ai fattori di stress innati nell’esistenza umana” (Antonovsky, 1987).

Le ricerche di Antonovsky sono alla base di molteplici investigazioni successive da parte di altri autori e della nascita di concetti molto importanti al fine della promozione della salute come locus of control, resilienza, coping, autoefficacia, hardiness, flourishing e ottimismo appreso.  Tali ricerche hanno rappresentato il primo tentativo importante per sviluppare un modello teorico che prenda le distanze dai concetti di patologia e prevenzione della malattia distinguendo, di fatto, la prevenzione dalla promozione della salute.
“La prevenzione s’impegna a prevenire eventi patogenici, evitando comportamenti a rischio, mentre la promozione si occupa invece di favorire quegli elementi che possono migliorare ulteriormente la salute e il benessere a tutti i livelli” (M. Bertini, 1988).
Partendo da queste concettualizzazioni si va verso l’approccio salutogenico esteso che prende in considerazione oltre alle risorse interne anche quelle esterne delle persone costituite dalle potenzialità economiche, sociali, culturali e ambientali nell’ambito dell’ambiente di riferimento.

Riccardo Cazzulo

Riferimenti bibliografici:

Antonovsky, A. (1987).  Unraveling The Mystery of Health - How People Manage Stress and Stay Well, San Francisco: Jossey-Bass Publishers.

Bertini, M. (1988). Psicologia e salute. Roma: La Nuova Italia Scientifica.

Simonelli, I. & Simonelli, F. (2010). Atlante concettuale della salutogenesi. Modelli e teorie di riferimento per generare salute. Milano: FrancoAngeli Edizioni.


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lunedì 10 novembre 2014

Connessioni tra Psicologia Positiva e Biodanza (2)

Dopo aver trattato in un precedente post le possibili connessioni esistenti tra la Psicologia Positiva e il Sistema Biodanza con una focalizzazione rivolta prevalentemente alla Psicologia Positiva vedrò ora di affrontare lo stesso tema spostando il punto di osservazione dalla parte della Biodanza. 

Secondo una definizione  tecnica la Biodanza è un sistema di integrazione umana, di rinnovamento organico, di rieducazione affettiva  e di riapprendimento delle funzioni originarie della vita.  
La sua metodologia consiste nell’indurre esperienze integranti attraverso la musica, il movimento
e situazioni di incontro di gruppo.
La metodologia della Biodanza si articola sull’integrazione tra musica, movimento e vivencia. Questi tre elementi formano una Gestalt in senso stretto, cioè un ‘insieme organizzato’ le cui componenti sono inseparabili, poiché la funzionalità dell’insieme richiede la partecipazione simultanea di ciascuna di esse. 
La coerenza delle relazioni tra musica, movimento ed esperienza-vivencia assicura l’efficacia del metodo.

La musica è un linguaggio universale e in Biodanza ha la funzione essenziale di evocare vivencia. Le musiche utilizzate passano attraverso uno studio dei loro contenuti emozionali, prima di essere incorporate al Sistema Biodanza, finalizzato alla valutazione degli effetti organici che promuovono e del tipo di vivencia che evocano.
I movimenti naturali dell’essere umano (camminare, saltare, stiracchiarsi…), i gesti connessi ai cosiddetti ‘riti sociativi’ (dare la mano, abbracciare, cullare, accarezzare…) e i gesti archetipici costituiscono i modelli naturali su cui vengono impostati gli esercizi di Biodanza. Tali gesti e movimenti, se realizzati con una musica che intensifichi la cenestesia stimolata dalle categorie motorie in atto, divengono danze all’interno della concezione originaria della danza come movimento di vita.  
La vivencia è l’esperienza vissuta con grande intensità da un individuo nel momento presente, che coinvolge la cenestesia, le funzioni viscerali ed emozionali.

Le ricerche documentano (1) (2) come la Biodanza si dimostri uno strumento efficace anche in termini di benessere percepito, di riduzione dello stress e di autoefficacia percepita con la conseguente ricaduta sul benessere individuale
Come la psicologia positiva mette al centro del suo intervento elementi come la gioia di vivere, la felicità, l’ottimismo, il funzionamento ottimale dell’individuo e l’espressione di emozioni positive al fine del mantenimento di un buon grado di salute.

AZIONE SULLA PARTE SANA DELL’INDIVIDUO
Fin dalle prime applicazioni del nascente Sistema Biodanza, negli anni Sessanta e Settanta, Toro rivolge il suo interesse verso un intervento riconducibile all’approccio salutogenico e a quelli di prevenzione e promozione della salute collocandosi in una posizione pionieristica a riguardo.  
Toro definiva questo approccio come azione sulla parte sana dell’individuo
“Gli abbozzi di creatività dell’individuo, ciò che rimane del suo entusiasmo, le sue occulte capacità espressive, la sua repressa necessità di affetto, la sua sincerità, è mossa da una sorta di volontà di luce per illuminare l’insistente tenebra: se è possibile far crescere la parte luminosa di un ammalato, la parte oscura, rappresentata dai sintomi, tende a ridursi” (Rolando Toro)


ROLANDO TORO CONTAGIATORE DI EMOZIONI POSITIVE
il 19 luglio 2011, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che “La ricerca della felicità è un diritto delle persone”, esortando gli Stati a ricercare misure volte a integrare questo diritto nelle loro politiche pubbliche.
A partire da questo desiderio globale un gran numero di istituzioni il 26 e 27 maggio 2012 organizzarono un incontro sul tema” IL CILE CHE SI PRENDE CURA DI SE” al fine di condividere idee e azioni riguardanti relazioni sane e felicità. Alcune tra le suddette organizzazioni furono: “Healthy UC Università Cattolica del Cile”, Pontificia Università Cattolica del Cile, Ministero degli Affari Esteri, il Ministero della Pubblica Istruzione, la Società cilena di Psichiatria, Neurologia e Neurochirurgia, la Società di Pediatria del Cile, la società cilena di Psicologia Clinica, e altre, al fine di ringraziare persone e istituzioni che agiscono in questa direzione suddividendole in sei categorie:

1) Relazioni sane
2) Gesti di generosità
3) Contagiatori di emozioni positive
4) La spiritualità e il senso della vita
5) Contributo per lo sviluppo tecnico e di ricerca
6) Contributo internazionale.

Con questa motivazione Rolando Toro fu ricordato nella sezione "contagiatori di emozioni positive":
Considerando il grande contributo di Rolando Toro al nostro mondo, in particolare nella categoria Contagiatori di emozioni positive, dal momento che grazie all’esperienza di Biodanza molti cileni hanno cominciato a essere persone più felici, che contagiano con la loro felicità altre persone e trasformano questo paese in un posto migliore in cui vivere, vogliamo ringraziare pubblicamente Rolando Toro per il suo contributo nella costruzione di relazioni sane e migliori per la qualità della vita in Cile.

Riccardo Cazzulo

Riferimenti bibliografici e sitogafici:

Toro, R. (2000). Biodanza. Como: red edizioni.
www.biodanzaitalia.it


La prima parte dell'aricolo>>


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lunedì 3 novembre 2014

Scopi della Psicologia Positiva


Gli scopi della psicologia positiva possono essere definiti in questi termini: "catalizzare una modificazione dell'interesse centrale della psicologia, spostandolo dalla preoccupazione di porre rimedio agli aspetti peggiori della vita alla costruzione anche di qualità positive" (Seligman, & Csikszentmihalyi, 2000), 
Secondo Seligman e Csikszentmihalyi questi obbiettivi possono essere raggiunti attraverso l'intervento articolato su più livelli, in particolare::
  • sviluppare una concezione della buona vita che si fondi su evidenze empiriche ma che sia allo stesso tempo comprensibile e attrattiva
  • mettere in evidenza i comportamenti e gli interventi che possano favorire il benessere, lo sviluppo positivo dell'individuo e la prosperità della società
  • individuare quali tipologie di famiglie incoraggino uno sviluppo ottimale dei bambini, quali ambienti di lavoro permettano un'esperienza soddisfacente ai propri lavoratori, quali tipologie di politiche favoriscano un alto impegno sociale  e infine attraverso quali strategie si possano raggiungere stili di vita gratificanti per un'esistenza degna di essere vissuta.
Al momento si contano due associazioni internazionali di psicologia positiva: la International Positive Psycology Association (IPPA) e lo European Network of Positive Psychology (ENPP) ed anche una a livello nazionale: la Società Italiana di Psicologia Positiva (SIPP), sono inoltre già molti i programmi di formazione post-laurea che si stanno diffondendo all'estero e anche in Italia.
La psicologia positiva non è peraltro nuova a questo tipo di obiettivi ed interventi, in precedenza già Carl Rogers  nel’ambito della psicologia umanistica definì il benessere come il “funzionamento ottimale”, e Antonovsky coniò il termine salutogenesi riferendosi al benessere nella sua accezione più ampia e all’individuazione di quei fattori che favoriscano uno stato di salute a trecentosessanta gradi determinato dalle qualità positive presenti ne l’individuo a livello cognitivo, emotivo e comportamentale.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito già da tempo la salute come qualcosa di più della mera assenza di malattia definendola come una serie di funzionamenti positivi a livello fisico, psicologico e sociale sposando il modello biopsicosociale di Engel e focalizzando l’attenzione principalmente sul concetto di prevenzione  piuttosto che su quello di cura.

Riccardo Cazzulo


Riferimenti bibliografici:
Seligman, M.E.P. & Csikszentmihalyi, M. (2000). Positive psychology. American Psychologist, 55, 5-14.

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