Con il termine sincronicità Jung teorizza un punto di vista diametralmente opposto rispetto a quello di
causalità secondo il quale si può dimostrare, in base a delle ipotesi, come gli
eventi possano evolvere uno dopo l’altro a causa di quello precedente. Nella
sincronicità viene considerata la
coincidenza di eventi nello spazio e nel
tempo come qualcosa che va oltre il puro caso.
Jung distingueva in maniera molto netta la semplice coincidenza o sincronismo dalla sincronicità che per definirsi tale non basta la semplice simultaneità di avvenimenti, come quando ad esempio si pensa ad una persona e improvvisamente girando l’angolo la si incontra, ma è necessario che ci sia anche un’ulteriore connessione di significato tra i due episodi al punto tale da produrre un cambiamento significativo nella vita della persona.
Jung cominciò a pensare ad una possibile teoria della sincronicità quando accadde una circostanza particolare con una sua paziente il cui processo psicoterapeutico non evolveva a causa di una spiccata rigidità logico-razionale della stessa.
Un giorno durante una seduta ella raccontò a Jung di un sogno che aveva fatto e nel quale qualcuno le aveva dato uno scarabeo d’oro.
Proprio in quel momento Jung sentì dietro di sé un lieve rumore sul vetro della finestra e voltandosi si accorse che si trattava di un insetto che batteva contro i vetri, aprì la finestra e afferrò al volo l’insetto mentre entrava nella stanza.
La paziente chiese di cosa si
trattasse e quando vide che era uno scarabeo ne rimase molto colpita a tal punto
che da quel preciso momento iniziò ad aprirsi molto di più nella relazione
terapeutica lasciando cadere molte delle sue barriere razionali, per la donna fu
l’inizio della propria rinascita.
Inoltre il fatto che lo scarabeo d’oro
fosse un simbolo di rinascita dell’antico Egitto portò Jung a collegare questa
coincidenza significativa anche con la teoria degli archetipi e dell’inconscio
collettivo di cui fu il padre.
A questo ponte tra
scienza e psicologia si andò ad aggiungere anche quello con la spiritualità
visto il grande influsso che ebbe su di lui anche lo studio del Taoismo come
manifestazione di nessi acausali e il conseguente interesse per il libro dei mutamenti “I Ching”.
Le
antiche filosofie orientali avevano immaginato la realtà in maniera decisamente
molto simile alle nuove scoperte scientifiche, la psicologia junghiana trovò una sua visione
secondo la quale spirito e materia appaiono come i due poli di una stessa
realtà

Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.
Pertanto postulò che
la maggior parte degli eventi sincronici spontanei quasi sempre hanno una
connessione psichica con un
archetipo.
Negli anni seguenti le
scoperte scientifiche come lo spazio-tempo, la materia come forma di energia e
quelle della nuova fisica atomica che stabilirono che esistono delle probabilità
statistiche, e non più causali, che permettono ad una particella subatomica di
trovarsi in una determinata posizione in un determinato momento rispetto al
nucleo dell’atomo, favorirono la definizione della teoria della sincronicità
come un collegamento tra scienza e psicologia.
L’ipotesi finale
formulata da Jung circa la sincronicità è quella dell’esistenza di “coincidenze
significative” in processi non legati da un rapporto di causalità.
Riccardo Cazzulo
2009
2009
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