sabato 29 novembre 2014

SALUTOGENESI. Non solo prevenire ma anche promuovere la salute

Alla base dell’azione sostenuta dalla Biodanza su individui e comunità e della prospettiva scientifica che prende il nome di Psicologia Positiva, possiamo identificare un approccio denominato salutogenesi  che coincide con un insieme di riflessioni e azioni rivolte non tanto alle cause dell’insorgenza di malattie quanto piuttosto allo studio della fonte della salute fisica, psichica e spirituale.

L’approccio salutogenico è stato concettualizzato dal sociologo della salute Aaron Antonovsky (1923-1994) il quale avendo avuto incarico dal governo israeliano di valutare lo stato di salute delle persone anziane ne stabilì dei criteri di misurazione sia fisici sia psichici. In particolare Antonovsky si soffermò sull’osservazione dell’adattamento alla menopausa da parte di donne facenti parte di differenti etnie e tra queste anche di quelle sopravissute ai campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Le osservazioni evidenziarono che queste ultime non solo erano riuscite ad adattarsi in modo coraggioso al dramma subito in tempo di guerra ma, allo stesso modo, riuscirono ad adattarsi nel proseguimento della propria vita in forma migliore anche ad altri ambienti stressanti, esse infatti erano a quel momento in un migliore stato di salute psicofisica evidenziando una spiccata capacità nel ricreare la propria vita.

Da queste evidenze le principali domande che Antonovsky si pose, furono:
Perché alcuni individui rimangono in buona salute e altri si ammalano entrando in contatto con le stesse esperienze in condizioni avverse?
Perché gli agenti stressanti non sono sempre patogeni? Quali sono i fattori che mantengono le persone sane e quelli che fanno muovere le persone verso il polo della salute piuttosto che verso quello della malattia?

Le conseguenti risposte lo guidarono verso l’idea dell’esistenza e dell’azione di fattori generativi di salute che sarebbero dovuto essere indagati allo stesso modo in cui l’approccio patogenico indaga le cause e l’evoluzione delle malattie.
E’ importante rilevare che l’approccio salutogenico non corrisponde al rovescio della medaglia di quello patogenico dove l’interesse è rivolto all’insorgenza, alla cura e alla prevenzione della malattia. Nell’approccio salutogenico, partendo dall’assunto che tutte le persone sono in parte sane e contemporaneamente in parte malate, si cerca di individuare come un individuo possa diventare più sano o meno malato.
Antonosvsky propone un modello, dove è rappresentato un continuum tra salute e malattia all’interno del quale ogni individuo si può collocare in un determinato momento con la possibilità di attivare risorse ed opportunità per favorire lo spostamento verso il polo della salute.

Salute   Malattia

Partendo quindi proprio dall’etimologia del termine gli obiettivi primari della salutogenesi sono di individuare l’origine della salute, comprendere come si crea e come può essere rinforzata.
Il focus è quindi rivolto non alle cause della malattia ma a quelle della salute. Si tratta di un nuovo paradigma che prende le distanze da quello riduzionistico tradizionale che è sintetizzabile nella definizione di terapia ancor oggi presente sull’enciclopedia Treccani in termini di: “studio e attuazione concreta dei mezzi e dei metodi per combattere le malattie”. Questo nuovo paradigma è riconducibile piuttosto alla definizione di salute che già dal 1948 si legge sulla costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o d’infermità. Il possesso del massimo stato di salute che è capace di raggiungere costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano”.

Antonovsky scoprì che non è l’agente patogeno in se stesso che crea la malattia, ma piuttosto è il modo in cui questo si contrappone alle Risorse Generali di Resistenza  che attua la differenza. Si tratta di un coping positivo nei confronti dei fattori di stress presenti in ogni esperienza di vita, che le persone o le comunità sono in grado di attuare.   
Da queste basi Antonovsky fa quindi riferimento al costrutto del senso di coerenza dato dall’orientamento generale verso il mondo e verso il proprio futuro su tre dimensioni: cognitiva (comprensione della realtà circostante), motivazionale (elaborazione del proprio orizzonte di vita) e comportamentale (capacità di plasmare le difficoltà).
Il senso di coerenza è il fattore che permette di reagire agli agenti di stress che possono essere percepiti come sfide verso le quali attivare le proprie risorse di resistenza.
Oltre al costrutto Sense of Coherence Antonovsky elaborò, infatti, quello di General Resistance Resources (GRRs) che si riferisce "alla proprietà di una persona o di una collettività di attuare un coping positivo rispetto ai fattori di stress innati nell’esistenza umana” (Antonovsky, 1987).

Le ricerche di Antonovsky sono alla base di molteplici investigazioni successive da parte di altri autori e della nascita di concetti molto importanti al fine della promozione della salute come locus of control, resilienza, coping, autoefficacia, hardiness, flourishing e ottimismo appreso.  Tali ricerche hanno rappresentato il primo tentativo importante per sviluppare un modello teorico che prenda le distanze dai concetti di patologia e prevenzione della malattia distinguendo, di fatto, la prevenzione dalla promozione della salute.
“La prevenzione s’impegna a prevenire eventi patogenici, evitando comportamenti a rischio, mentre la promozione si occupa invece di favorire quegli elementi che possono migliorare ulteriormente la salute e il benessere a tutti i livelli” (M. Bertini, 1988).
Partendo da queste concettualizzazioni si va verso l’approccio salutogenico esteso che prende in considerazione oltre alle risorse interne anche quelle esterne delle persone costituite dalle potenzialità economiche, sociali, culturali e ambientali nell’ambito dell’ambiente di riferimento.

Riccardo Cazzulo

Riferimenti bibliografici:

Antonovsky, A. (1987).  Unraveling The Mystery of Health - How People Manage Stress and Stay Well, San Francisco: Jossey-Bass Publishers.

Bertini, M. (1988). Psicologia e salute. Roma: La Nuova Italia Scientifica.

Simonelli, I. & Simonelli, F. (2010). Atlante concettuale della salutogenesi. Modelli e teorie di riferimento per generare salute. Milano: FrancoAngeli Edizioni.


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lunedì 10 novembre 2014

Connessioni tra Psicologia Positiva e Biodanza (2)

Dopo aver trattato in un precedente post le possibili connessioni esistenti tra la Psicologia Positiva e il Sistema Biodanza con una focalizzazione rivolta prevalentemente alla Psicologia Positiva vedrò ora di affrontare lo stesso tema spostando il punto di osservazione dalla parte della Biodanza. 

Secondo una definizione  tecnica la Biodanza è un sistema di integrazione umana, di rinnovamento organico, di rieducazione affettiva  e di riapprendimento delle funzioni originarie della vita.  
La sua metodologia consiste nell’indurre esperienze integranti attraverso la musica, il movimento
e situazioni di incontro di gruppo.
La metodologia della Biodanza si articola sull’integrazione tra musica, movimento e vivencia. Questi tre elementi formano una Gestalt in senso stretto, cioè un ‘insieme organizzato’ le cui componenti sono inseparabili, poiché la funzionalità dell’insieme richiede la partecipazione simultanea di ciascuna di esse. 
La coerenza delle relazioni tra musica, movimento ed esperienza-vivencia assicura l’efficacia del metodo.

La musica è un linguaggio universale e in Biodanza ha la funzione essenziale di evocare vivencia. Le musiche utilizzate passano attraverso uno studio dei loro contenuti emozionali, prima di essere incorporate al Sistema Biodanza, finalizzato alla valutazione degli effetti organici che promuovono e del tipo di vivencia che evocano.
I movimenti naturali dell’essere umano (camminare, saltare, stiracchiarsi…), i gesti connessi ai cosiddetti ‘riti sociativi’ (dare la mano, abbracciare, cullare, accarezzare…) e i gesti archetipici costituiscono i modelli naturali su cui vengono impostati gli esercizi di Biodanza. Tali gesti e movimenti, se realizzati con una musica che intensifichi la cenestesia stimolata dalle categorie motorie in atto, divengono danze all’interno della concezione originaria della danza come movimento di vita.  
La vivencia è l’esperienza vissuta con grande intensità da un individuo nel momento presente, che coinvolge la cenestesia, le funzioni viscerali ed emozionali.

Le ricerche documentano (1) (2) come la Biodanza si dimostri uno strumento efficace anche in termini di benessere percepito, di riduzione dello stress e di autoefficacia percepita con la conseguente ricaduta sul benessere individuale
Come la psicologia positiva mette al centro del suo intervento elementi come la gioia di vivere, la felicità, l’ottimismo, il funzionamento ottimale dell’individuo e l’espressione di emozioni positive al fine del mantenimento di un buon grado di salute.

AZIONE SULLA PARTE SANA DELL’INDIVIDUO
Fin dalle prime applicazioni del nascente Sistema Biodanza, negli anni Sessanta e Settanta, Toro rivolge il suo interesse verso un intervento riconducibile all’approccio salutogenico e a quelli di prevenzione e promozione della salute collocandosi in una posizione pionieristica a riguardo.  
Toro definiva questo approccio come azione sulla parte sana dell’individuo
“Gli abbozzi di creatività dell’individuo, ciò che rimane del suo entusiasmo, le sue occulte capacità espressive, la sua repressa necessità di affetto, la sua sincerità, è mossa da una sorta di volontà di luce per illuminare l’insistente tenebra: se è possibile far crescere la parte luminosa di un ammalato, la parte oscura, rappresentata dai sintomi, tende a ridursi” (Rolando Toro)


ROLANDO TORO CONTAGIATORE DI EMOZIONI POSITIVE
il 19 luglio 2011, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che “La ricerca della felicità è un diritto delle persone”, esortando gli Stati a ricercare misure volte a integrare questo diritto nelle loro politiche pubbliche.
A partire da questo desiderio globale un gran numero di istituzioni il 26 e 27 maggio 2012 organizzarono un incontro sul tema” IL CILE CHE SI PRENDE CURA DI SE” al fine di condividere idee e azioni riguardanti relazioni sane e felicità. Alcune tra le suddette organizzazioni furono: “Healthy UC Università Cattolica del Cile”, Pontificia Università Cattolica del Cile, Ministero degli Affari Esteri, il Ministero della Pubblica Istruzione, la Società cilena di Psichiatria, Neurologia e Neurochirurgia, la Società di Pediatria del Cile, la società cilena di Psicologia Clinica, e altre, al fine di ringraziare persone e istituzioni che agiscono in questa direzione suddividendole in sei categorie:

1) Relazioni sane
2) Gesti di generosità
3) Contagiatori di emozioni positive
4) La spiritualità e il senso della vita
5) Contributo per lo sviluppo tecnico e di ricerca
6) Contributo internazionale.

Con questa motivazione Rolando Toro fu ricordato nella sezione "contagiatori di emozioni positive":
Considerando il grande contributo di Rolando Toro al nostro mondo, in particolare nella categoria Contagiatori di emozioni positive, dal momento che grazie all’esperienza di Biodanza molti cileni hanno cominciato a essere persone più felici, che contagiano con la loro felicità altre persone e trasformano questo paese in un posto migliore in cui vivere, vogliamo ringraziare pubblicamente Rolando Toro per il suo contributo nella costruzione di relazioni sane e migliori per la qualità della vita in Cile.

Riccardo Cazzulo

Riferimenti bibliografici e sitogafici:

Toro, R. (2000). Biodanza. Como: red edizioni.
www.biodanzaitalia.it


La prima parte dell'aricolo>>


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lunedì 3 novembre 2014

Scopi della Psicologia Positiva


Gli scopi della psicologia positiva possono essere definiti in questi termini: "catalizzare una modificazione dell'interesse centrale della psicologia, spostandolo dalla preoccupazione di porre rimedio agli aspetti peggiori della vita alla costruzione anche di qualità positive" (Seligman, & Csikszentmihalyi, 2000), 
Secondo Seligman e Csikszentmihalyi questi obbiettivi possono essere raggiunti attraverso l'intervento articolato su più livelli, in particolare::
  • sviluppare una concezione della buona vita che si fondi su evidenze empiriche ma che sia allo stesso tempo comprensibile e attrattiva
  • mettere in evidenza i comportamenti e gli interventi che possano favorire il benessere, lo sviluppo positivo dell'individuo e la prosperità della società
  • individuare quali tipologie di famiglie incoraggino uno sviluppo ottimale dei bambini, quali ambienti di lavoro permettano un'esperienza soddisfacente ai propri lavoratori, quali tipologie di politiche favoriscano un alto impegno sociale  e infine attraverso quali strategie si possano raggiungere stili di vita gratificanti per un'esistenza degna di essere vissuta.
Al momento si contano due associazioni internazionali di psicologia positiva: la International Positive Psycology Association (IPPA) e lo European Network of Positive Psychology (ENPP) ed anche una a livello nazionale: la Società Italiana di Psicologia Positiva (SIPP), sono inoltre già molti i programmi di formazione post-laurea che si stanno diffondendo all'estero e anche in Italia.
La psicologia positiva non è peraltro nuova a questo tipo di obiettivi ed interventi, in precedenza già Carl Rogers  nel’ambito della psicologia umanistica definì il benessere come il “funzionamento ottimale”, e Antonovsky coniò il termine salutogenesi riferendosi al benessere nella sua accezione più ampia e all’individuazione di quei fattori che favoriscano uno stato di salute a trecentosessanta gradi determinato dalle qualità positive presenti ne l’individuo a livello cognitivo, emotivo e comportamentale.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito già da tempo la salute come qualcosa di più della mera assenza di malattia definendola come una serie di funzionamenti positivi a livello fisico, psicologico e sociale sposando il modello biopsicosociale di Engel e focalizzando l’attenzione principalmente sul concetto di prevenzione  piuttosto che su quello di cura.

Riccardo Cazzulo


Riferimenti bibliografici:
Seligman, M.E.P. & Csikszentmihalyi, M. (2000). Positive psychology. American Psychologist, 55, 5-14.

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sabato 25 ottobre 2014

Convegno di Biodanza in ambito sanitario a Pisa


Secondo Convegno di Biodanza in Ambito Sanitario 
Dal curare al prendersi cura
 Pisa, sabato 1 Novembre 2014
(dalle ore 9,00 alle ore 13,00)


Organizzazione a cura dell'Associazione il cerchio della vita www.ilcerchiodellavita.it

Questo convegno propone e illustra l’applicazione del metodo Biodanza Sistema Rolando Toro ai professionisti della salute, medici, infermieri, e agli operatori socio sanitari allo scopo di migliorare la qualità della loro vita lavorativa.

La partecipazione al Convegno è Gratuita.






domenica 21 settembre 2014

Il Desiderio - Jacques Lacan


Quello relativo al desiderio è un tema forte nella proposta di Biodanza che Rolando Toro strutturò in maniera magistrale all'interno del percorso esperienziale denominato "L'albero dei desideri".
Le radici sono indubbiamente rintracciabili nella figura e nel pensiero del grande filosofo e psicanalista Jacques Lacan, autore di non facile lettura. 
In questo video Massimo Recalcati riesce a sintetizzare e divulgare con la chiarezza e la competenza che lo contraddistinguono la visione di Lacan sul tema del desiderio.



“Sapere quello che vogliamo dalla e nella vita fa parte del processo d’espressione della nostra identità. Se desideriamo qualcosa con passione e intensità, ci convertiamo nel nostro desiderio; quando amiamo, siamo noi stessi l’amore”.
Rolando Toro



giovedì 18 settembre 2014

Connessioni tra Psicologia Positiva e Biodanza (1)

Sono entrato in contatto per la prima volta con la psicologia positiva nel autunno del 2010 durante il Festival della Scienza che si tiene tutti gli anni a Genova. Durante quella edizione il tema trainante del festival prendeva il nome di Orizzonti. Dopo una prima lettura del programma fui attratto dalla tavola rotonda dal titolo: Psicologia positiva, il nuovo orizzonte. Imparare la felicità? I relatori erano Luigi Anolli, Gian Vittorio Caprara e Chiara Ruini, la moderatrice Antonella Delle Fave, a questo  link l'abstract che si trovava sul programma del festival che ancora oggi conservo.

Il motivo principale del mio interesse per questa tematica era dovuto al fatto che occupandomi da parecchi anni di attività di gruppo rivolte al benessere attraverso l'utilizzo di Biodanza Sistema Rolando Toro avevo colto delle notevoli affinità tra gli scopi di questo sistema e quelli della psicologia positiva. Alcuni temi portanti della Biodanza risultano infatti essere il benessere, le relazioni positive con gli altri, lo sviluppo dei potenziali positivi degli individui, l'espressione di emozioni positive, la gioia di vivere e la felicità.

Successivamente durante il mio corso di laurea in psicologia ho approfondito lo studio di queste tematiche  che ho poi trattato nella mia tesi di laurea "Il Sistema Biodanza tra Psicologia di Comunità e Psicologia della Salute".

La psicologia positiva, formalizzatasi sul finire degli anni ’90, è una prospettiva scientifica molto recente che sta attualmente vivendo la propria fase di sviluppo e che rivolge il proprio interesse al benessere e alla realizzazione degli individui e della collettività piuttosto che ai loro problemi e alle loro sofferenze.
Da alcuni decenni ormai anche le discipline scientifiche come la psicologia, la sociologia e l’economia  hanno iniziato ad interessarsi sempre più dei temi relativi alla qualità della vita e al benessere. Grazie soprattutto a l’accrescimento delle risorse economiche e alla conseguente esigenza di soddisfacimento di bisogni di livello superiore una serie di nuovi valori sono entrati a far parte della vita delle persone. Sia i ricercatori che la popolazione in genere hanno iniziato ad interessarsi in maniera concreta a questioni relative a salute, benessere, partecipazione e qualità della vita e agli aspetti psicologici collegati.
Questo scenario ha favorito la nascita e lo sviluppo della psicologia positiva con lo scopo di favorire un cambiamento nella psicologia “in modo che, accanto allo studio di come riparare al peggio nella vita ci sia spazio anche per tutto ciò che rende la vita meritevole di essere vissuta: una scienza e una professione per comprendere e costruire quei fattori che permettono agli individui, alle comunità e alle società di fiorire e raggiungere un funzionamento ottimale” (Colombo & Goldwurm, 2010).

Secondo i principali esponenti della disciplina le aree di studio interessate risultano essere principalmente tre:
  • Le emozioni positive nelle quali viene inclusa anche la felicità
  • I tratti positivi: potenzialità, virtù e abilità, comprese quelle atletiche
  • Le istituzioni positive come la democrazia, la famiglia e la libertà di informazione.
Queste tre aree si influenzano a vicenda visto che le istituzioni positive supportano i tratti positivi che a loro volta sostengono le emozioni positive sia nei momenti di benessere che in quelli di crisi.
La psicologia positiva non vuole essere un nuovo movimento e neppure un nuovo paradigma, si tratta di una nuova prospettiva di studio e analisi del comportamento umano.
La nascita della psicologia positiva è stata ufficializzata da un numero monografico di  American Psychologist del gennaio 2000, successivamente anche in Italia sono stati pubblicati numerosi articoli sulla rivista Psicologia della Salute.
Interessanti risultano essere alcune considerazioni di Delle Fave relative agli aspetti geografici della disciplina: “La scotomizzazione del positivo nel panorama psicologico internazionale è peraltro strettamente connessa alla caratterizzazione occidentale della disciplina. In altri contesti culturali non si è mai posto il problema di distinguere tra psicologia e psicologia positiva, essenzialmente perché non si è mai coltivata una visione negativa e patologica dell’uomo e della sua realtà sociale. Al contrario, la psicologia occidentale non ha mai studiato in modo sistematico le caratteristiche degli individui soddisfatti e delle comunità fiorenti; gli psicologi hanno solo una conoscenza frammentaria di ciò che renda la vita meritevole di essere vissuta e di come si possano sviluppare a livello ottimale le potenzialità individuali e collettive” (Delle Fave in Colombo & Goldwurm, 2010). 

Il percorso formativo dell'insegnante (facilitatore) di Biodanza prevede dei moduli dove vengono approfonditi i cosiddetti "Aspetti psicologici di Biodanza" che in buona parte si basano sulle ricerche  e teorie psicologiche tradizionali.
Il mio impegno in questi ultimi anni è stato, e sarà, quello di continuare a studiare ed esplorare i temi della Psicologia Positiva mettendoli in relazione alla metodologia del Sistema Biodanza al fine di comprendere sempre meglio come facilitare condizioni di maggior benessere nei partecipanti.
L'imminente apertura della nuova Scuola Biodanza Liguria sarà senz'altro uno dei luoghi deputati all'approfondimento e condivisione di questo innovativo approccio scientifico.


Riferimenti bibliografici:

Colombo, G., & Goldwurm, G. F. (a cura di). (2010). Psicologia positiva. Gardolo (TN): Erickson


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martedì 29 luglio 2014

La complessità delle emozioni tra biologia e cultura

Negli ultimi decenni  lo studio delle emozioni ha riscontrato un notevole sviluppo ed un interesse da parte di studiosi e ricercatori provenienti da numerosi ambiti disciplinari come la psicologia, le neuroscienze e l'antropologia culturale.

In questo vasto ambito di ricerca numerosissime sono le teorie che si sono succedute e contrapposte al punto che ancora oggi non esiste una definizione univoca per il termine "emozione".

Una definizione che più di tutte sintetizza questo ampio e variegato universo può essere questa: Le  emozioni sono una sintesi fra specifici programmi genetici già precostituiti alla nascita e le esperienze culturali e soggettive avute dall'individuo.

In questo schema sono evidenziate le principali teorie scientifiche relative alle emozioni che si sono succedute nel tempo


(clicca sull'immagine per ingrandire)

Come si vede si tratta di un ambito molto complesso e dibattuto  dove frequentemente alcune teorie si contrappongono ad altre in maniera netta e in altri casi si avvicinano tra loro in cerca di una sintesi.
Per elencare in maniera schematica le più importanti si possono distinguere una serie di emozioni primarie che sono:

  • Gioia, Felicità e Amore (a valenza positiva)
  • Rabbia, Tristezza, Paura e Disgusto (a valenza negativa)

Esistono poi delle emozioni complesse che si manifestano come dei veri e propri agglomerati, le principali sono:

  • Gelosia (Collera + Paura)
  • Vergogna (Paura + Rabbia)
  • Imbarazzo (Paura + Gioia)
  • Colpa (Rabbia verso se stessi)
  • Nostalgia (Tristezza + Piacevolezza)

Alla base della ricerca che si è sviluppata nel tempo esiste l'eterno dibattito tra "innato e appreso" sintetizzato al meglio nella precedente definizione e schematizzato di seguito

(clicca sull'immagine per ingrandire)

Riccardo Cazzulo


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giovedì 10 luglio 2014

Che cos'è la Biodanza? Video

Un video recentissimo proveniente dal V Congresso Europeo di Biodanza in Portogallo 3-6 luglio 2014.
Per chi si chiede cosa è la Biodanza queste immagini poetiche narrano quello che accade durante un grande meeting...
Grazie a chi ha preparato questo bel video.


venerdì 27 giugno 2014

Studi sperimentali sulla Biodanza

La realizzazione di progetti sperimentali sulla Biodanza, come quello che si è svolto in Germania presso la facoltà di Bioscienze e Psicologia dell’Università di Lipsia, di seguito riportato, o come quello eseguito in Italia dalla Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute della Sapienza Università di Roma, rappresentano delle vere e proprie sfide essendo tali indagini molto onerose in termini di tempo, denaro e lavoro. E’ necessario il sostegno finanziario di università, fondazioni indipendenti o associazioni di categoria (Stuck & Villegas, 2008). Grazie all’impegno e alla perseveranza di alcune componenti all’interno del mondo della Biodanza è stato possibile ottenere diversi risultati soddisfacenti in termini di ricerca scientifica e di progetti in ambito riabilitativo e di promozione della salute.


STUDI SPERIMENTALI SUGLI EFFETTI DELLA PRATICA DELLA BIODANZA. FACOLTÀ DI BIOSCIENZE E PSICOLOGIA DELL’UNIVERSITÀ DI LIPSIA.

Si tratta del primo progetto importante in ordine di tempo in riferimento alla Biodanza, è una ricerca sperimentale complessa in quanto si è svolta i due fasi differenti e comprende anche i risultati di alcuni dottorati di ricerca in tipologie di gruppi differenti.
Tutte le ricerche sono pubblicate nel testo di Stuck e Villegas (2008) e di seguito riassunte.

Nel 1997 Alejandra Villegas (Argentina) e Markus Stuck (Germania) insieme ai direttori della scuola di Biodanza di Buenos Aires Raul Terren e Veronica Toro sviluppano il progetto di studio dei meccanismi di psicologia e medicina dello stress relativamente al Sistema Biodanza. Il progetto sperimentale è stato seguito dalla facoltà di Bioscienze dell’Università di Lipsia e dal 2003 vi ha preso parte anche il Zentrum fuer Bildungsgesundheit di Lipsia. Vi hanno collaborato anche la Facoltà di Psicologia dell’Università e l’Istituto di Immunologia di Lipsia, l’Istituto di ricerca sullo Stress di Berlino, la Facoltà di Psicologia dell’Università Abierta Interamericana di Buenos Aires Argentina e il Mozarteum – Centro di Ricerche Musicali di Salisburgo.
Il progetto si è svolto in due fasi, 1998-1999 a Buenos Argentina e 2001-2003 a Lipsia e Colonia, in Germania hanno partecipato più di 400 persone (rispettivamente 150 e 250 nelle due fasi). Sono stati adottati modelli di controllo con altre discipline (yoga, aerobica). Lo studio ha analizzato con diversi parametri psicologici, fisiologi, immunologici ed endocrinologici diversi gruppi di partecipanti a gruppi settimanali di Biodanza (potevano avere la durata di dieci incontri oppure di nove mesi con 4 incontri mensili) e di partecipanti a seminari intensivi di due giorni.
In seguito sono stati avviati altri studi su gruppi di pazienti in psicoterapia, di insegnanti di scuola e gruppi di anziani residenti in casa protetta in Germania. Sono stati studiati modelli dell’attivazione del sistema simpatico, processi di regolazione del sistema neuro emozionale e i sistemi di protezione del sistema vegetativo-emozionale che hanno evidenziato significativi miglioramenti dell’umore e della vitalità. Gli effetti della pratica della Biodanza sui sistemi immunologici ed endocrinologi dei partecipanti (tramite la rilevazione dell’immunoglobulina secreta e dei leucociti, anticorpi e di ormoni come il cortisolo, l’adrenalina, corticotropina, adrenocorticotropo) forniscono interessanti indicazioni sul potenziamento del sistema immunitario. Ulteriori indagini sono state eseguite mediante test su effetti psicologici e fisiologici utilizzando questionari su cambiamenti comportamentali ed esperienziali oltre a test di rilassamento in tre fasi e test su pressione sanguigna, resistenza della pelle (HMEM) monitorata per 48 ore, test quest’ultimo integrato a un questionario e a scale di rating per la valutazione della condizione rilevata. Sia in Germania che in Argentina sono stati registrati effetti significati che indicano un interessante miglioramento del sistema immunitario (aumento dell’ Ig) oltre a una positiva attivazione del sistema cardio-circolatorio.
I ricercatori hanno sintetizzato i seguenti rilevamenti:
Riduzione di sintomi psicosomatici
Aumento di rilassamento e distensione
Aumento dell’ottimismo
Aumento dell’autoefficacia percepita
Migliore regolazione della rabbia
Miglioramento delle competenze socio-affettive
Diminuzione degli stati depressivi
Cambiamento delle visioni future
Aumento della capacità di abbandonarsi alla vita
Aumento della sensibilità musicale.


Riferimenti bibliografici e sitografici:

Stuck, M., & Villegas, A., (2008). La salute attraverso la danza? Ricerche empiriche
sulla Biodanza. Milow: Schibri-Verlag.

http://www.biodanzaitalia.it/content/studi-sperimentali-sugli-effetti-pratica-biodanza

domenica 1 giugno 2014

USA contro John Lennon

Il film è un documentario sul periodo dell'attivismo politico di John Lennon, soprattutto negli anni che vanno dal 1966 al 1976 e si costituisce di numerose interviste a parenti, amici, collaboratori o autorevoli opinionisti. La prima parte del documentario descrive brevemente le origini familiari del cantante, sostenendo che siano state la base per le sue idee ribellistiche ed anti-autoritarie.
La seconda parte, sicuramente più approfondita, descrive non solo le eclatanti proteste per la pace fatte da Lennon e sua moglie Yoko Ono ma pure le continue "pressioni" da lui subite da parte dell'amministrazione Nixon affinché lasciasse gli USA.

(Mancano alcuni minuti iniziali)




U.S.A. contro John Lennon (The U.S. vs John Lennon)
Dalla seconda metà degli anni sessanta negli Stati Uniti, come è noto, si svilupparono numerosi movimenti antagonisti contrari all'establishment e alla sua espressione più odiosa, costituita dall'intervento armato in Vietnam e successivamente in Cambogia. Uno degli esponenti più scomodi per l'amministrazione Nixon non era altri che John Lennon, membro dei leggendari Beatles. Ad un certo punto della sua carriera artistica Lennon prese coscienza del suo potere di comunicazione e scelse consapevolmente di utilizzare il suo mito per fare la differenza, per accendere le coscienze risvegliandole di fronte all'inutilità di una guerra che non si poteva vincere.

Il documentario di David Leaf e John Scheinfeld, molto classico nella struttura e nel modo di argomentare, illustra gli effetti che la permanenza negli Stati Uniti di John Lennon ebbe sul movimento pacifista e della lotta che l'establishment mosse contro di lui per espellerlo in quanto persona non grata. Vengono usate molti filmati di repertorio, alcuni di qualità molto scadente, quasi a rimarcarne il valore documentale ed inoltre vengono intervistati i protagonisti di quegli anni, dal leader delle Black Panthers Bobby Seale fino a Noam Chomsky, passando per agenti del FBI attivi durante quegli anni durissimi, fatti di intercettazioni telefoniche, pedinamenti ed altri espedienti al di là della legge, tutti usati per screditare chi poteva scuotere le coscienze dal conformismo nixoniano. Già ai tempi di "Revolution" si era capito che Lennon era ad una svolta, ma il vero capolavoro, diventato poi inno dell'antimilitarismo, era "Give peace a chance", date un opportunità alla pace, la cui portata viene giustamente paragonata a "We shall overcome", inno di Peter Seeger composto in onore delle lotte per i diritti civili.

Il John Lennon che emerge dal documentario di Leaf-Scheinfeld è lontano dal Guru trasmesso dalla tradizione posteriore alla sua tragica scomparsa avvenuta nel dicembre del 1980, ed anzi ne viene sottolineata la grande umanità, quasi ai limiti di un'ingenuità fanciullesca. Yoko Ono viene rappresentata come una figura di grande importanza ma complementare nella vita del musicista, lontana dalle sfumature sinistre che l'hanno caratterizzata nella coscienza dei fan e dei media. È un film che non aggiunge forse nulla di nuovo al personaggio e alla storia degli Stati Uniti, ma che vale la pena vedere, per vivere o per riguardare da una prospettiva differente quegli anni frenetici sospesi tra prepotenza del sistema e coscienza civile. Una frase erroneamente attribuita a Thomas Jefferson recita "il prezzo della libertà è l'eterna vigilanza", ed è questo il vero messaggio perpetuato da Lennnon, che può essere passato alle generazioni successive anche attraverso le gesta di un musicista.

La frase: "Pace. Devi venderla perché la casalinga possa pensare: 'c'è la pace c'è la guerra': allora sono due prodotti".

Mauro Corso 


giovedì 29 maggio 2014

Albert Bandura, autoefficacia percepita e Biodanza

Albert Bandura è uno degli studiosi più importanti nella storia della psicologia. Attualmente è ancora in vita e, anche se il suo nome può essere sconosciuto a tanti non addetti ai lavori, risulta essere nei primi tre posti tra i più citati nella letteratura scientifica in ambito psicologico dietro solo a due autori del calibro di Piaget e Skinner.
Al centro della sua opera ci sono gli studi sull'aggressività, sulla teoria dell'apprendimento sociale,  il fondamentale apporto dato alla teoria sociale-cognitiva e al costrutto di autoefficacia percepita.

AUTOEFFICACIA E BIODANZA
Un progetto sperimentale iniziato nel 1998  e seguito dalla facoltà 
di Bioscienze dell’Università di Lipsia con la collaborazione della Facoltà di Psicologia dell’Università, l’Istituto di Immunologia di Lipsia, l’Istituto di ricerca sullo Stress di Berlino, la Facoltà di Psicologia dell’Università Abierta Interamericana di Buenos Aires Argentina e il Mozarteum –Centro di Ricerche Musicali di Salisburgo- ha rilevato che tra gli effetti positivi della pratica della Biodanza c'è quello dell'aumento dell'autoefficacia percepita (Stuck & Villegas, 2008).

AUTOEFFICACIA E PROMOZIONE  DELLA SALUTE
Per Albert Bandura le aspettative circa le proprie prestazioni costituiscono un aspetto fondamentale per il benessere individuale. L’autoefficacia percepita si riferisce alle proprie capacità di azione in situazioni future. L’interesse verso le percezioni di autoefficacia assume un’apprezzabile importanza in quanto ritenute in grado di influenzare molteplici comportamenti necessari alla realizzazione delle persone.
Chi ha percezione di autoefficacia elevata ha maggiori probabilità di decidere di  affrontare compiti difficili, di perseverare e di rimanere calmo organizzando i pensieri  in maniera analitica, viceversa chi ha bassa percezione tenderà a paralizzarsi nei compiti difficili.
L’autoefficacia si differenzia dall’autostima che si riferisce ad una valutazione globale del proprio valore personale, la percezione di autoefficacia è invece variabile nelle diverse situazioni e si riferisce a ciò che si è in grado di fare.
Se la percezione di autoefficacia in un determinato compito è bassa anche in caso di alta autostima la prestazione sarà difficile e ansiogena.

Il senso di autoefficacia può attivare un’ampia gamma di processi biologici che modulano la salute e la malattia. Gran parte degli effetti biologici delle convinzioni di  efficacia compaiono nei momenti di maggior stress.
Una serie di esperimenti condotti soprattutto sugli animali hanno dimostrato che è la controllabilità il fattore che può spiegare gli effetti biologici dello stress in quanto se gli stressor vengono controllati gli effetti negativi biologici sono minimi mentre sono molto dannosi in caso contrario. Pertanto risulta che se le persone si sentono in grado di gestire gli stressor ambientali non ne vengono turbate mentre nel caso contrario il loro funzionamento peggiora.
Secondo Bandura (2000) l’intensità e la cronicità dello stress umano dipendono per buona parte dalla percezione di controllo sulle richieste della vita. La ricerca lo  conferma soprattutto per quanto riguarda le infezioni batteriche e virali, lo sviluppo di disturbi fisici di vario genere e l’accelerazione delle malattie in genere.

Le scoperte più recenti dimostrano anche come un debole senso di autoefficacia possa influire sulla funzionalità immunitaria aumentando la vulnerabilità alla malattia, passando attraverso stati depressivi, che può essere indotta da stati di autoefficacia ridotti.
La sensazione di non essere in grado di raggiungere buoni standard di valore personale o di procurarsi ciò che servirebbe per una vita soddisfacente crea stati depressivi. Anche nelle relazioni sociali il senso di inefficacia può indurre depressione sia direttamente che indirettamente quando sono ostacolate relazioni interpersonali che potrebbero essere soddisfacenti e ridurre il livello di stressor cronici quotidiani.

Riccardo Cazzulo

Riferimenti bibliografici:

Bandura, A. (2000). Autoefficacia. Gardolo (TN): Erickson.

Stuck, M., & Villegas, A., (2008). La salute attraverso la danza? Ricerche empiriche sulla Biodanza. Milow: Schibri-Verlag.


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venerdì 25 aprile 2014

19 Aprile giornata mondiale della Biodanza

Il 19 di aprile è la data di nascita di Rolando Toro Araneda,  fondatore del Sistema Biodanza, che da quando ci ha lasciati (16 febbraio 2010) è ricordata come la giornata mondiale della Biodanza.
Lo scorso 19 aprile Toro avrebbe compiuto novant'anni e per questo anniversario ricche e numerose sono state le celebrazioni soprattutto in Sudamerica dove è nato ed ha vissuto per buona parte della sua vita.
Questo è un video che ci giunge da Buenos Ayres


La Danza de la Vida from Fede caracciolo on Vimeo.

venerdì 18 aprile 2014

La sesta edizione del NonsoloBiodanzaFestival è alle porte


Il NonsoloBiodanzaFestival è giunto alla sua sesta edizione e come consuetudine quella primaverile si svolgerà al mare presso una bella e grande struttura a Marina di Cecina sulla Costa degli Etruschi in Toscana.

La filosofia del Festival si può riassumere in questo slogan:


come si legge infatti sul sito dell'evento:
Il NonsoloBiodanzaFestival nasce dal desiderio di creare un evento dove la cooperazione e le sinergie tra gli operatori siano al centro di un progetto che abbia il suo focus sul Sistema Biodanza, la proposta regina dell’evento, ma che apra gli orizzonti ad altre discipline affini per metodologie ed obbiettivi

Un luogo e uno spazio per sperimentare differenti proposte tutte ugualmente valide ed efficaci per la crescita personale ed il benessere dei partecipanti. Proprio secondo  una visione olistica nessuna proposta, che si fondi su basi solide, può essere ritenuta migliore o peggiore di altre, ognuna di esse va a toccare aree simili ma differenti del potenziale umano risultando ugualmente efficaci nei diversi periodi della vita e dei conseguenti bisogni esistenziali.
Uno spazio dove vengono valorizzati i differenti stili di conduzione e background degli stessi operatori del Sistema Biodanza, differenze che vengono ritenute una ricchezza piuttosto che un limite. 
Tutti sotto lo stesso tetto o, ancor meglio, sotto lo stesso cielo.

Come sempre si preannunciano giornate di gioia, condivisione, apertura del cuore, profondità e amicizia navigando tra tante anime.

Tutti i dettagli del Festival si trovano a questo link www.nonsolobiodanzafestival.it