venerdì 7 febbraio 2014

La visione olistica della salute e del benessere


Partendo da alcuni temi relativi all’APPROCCIO SISTEMICO e alla DINAMICA DI GRUPPO, dei quali avevo scritto in due articoli precedenti, è possibile muoversi verso la direzione del benessere e della salute facendo riferimento a concetti come la QUALITA’ DELLA VITA e il MODELLO BIOPSICOSOCIALE.





Qualità della vita
Il concetto di qualità della vita emerge nelle società industrializzate occidentali a partire da l’inizio degli anni Sessanta contrapponendosi ad una visione strettamente economica e quantitativa dello sviluppo sociale. Inizia a farsi strada la percezione che il benessere sociale non è dato solo dal possesso in quantità sempre maggiore di beni materiali ma da ulteriori valori qualitativi.
Si tratta di un concetto molto vasto che implica, in maniera complessa, la salute fisica di una persona, la condizione psicologica, il livello di indipendenza, i rapporti sociali, i valori personali e il modo di rapportarsi con le caratteristiche salienti dell'ambiente (OMS).
La valutazione psicologica della qualità della vita e del benessere è uno dei temi centrali dello sviluppo della ricerca psicologica del secolo scorso, negli ultimi trent’anni si sono sviluppati numerosi strumenti di misura che progressivamente sono passati da quelli della metà del XX secolo, costruiti esclusivamente su definizioni centrate sul malessere come ansia e depressione, a quelle più recenti cha vanno ad indagare il polo opposto, quello positivo del benessere.
Come sostiene Lucia Boncori (2006) la ricerca è attualmente incentrata nell’individuare i fattori che, a parità di condizioni oggettive di disagio, spiegano una migliore qualità della vita nella percezione degli interessati.

Il modello biopsicosociale
All’origine di questa rinnovata collocazione della salute e della malattia c’è il passaggio dal modello biomedico a quello biopsicosociale.
Nel modello biomedico la figura centrale è quella del medico, la malattia è una devianza dalla norma e la causa unica di malattia è biologica, i fattori comportamentali e quelli sociopsicologici non vengono presi in considerazione come possibili cause nella diagnosi. 
Secondo tale modello è necessario identificare e classificare la malattia attraverso i suoi segnali e sintomi e contrastarla con un rimedio che si è dimostrato efficace in precedenti studi clinici controllati. L’enfasi è sul potere degli operatori sanitari, detentori delle conoscenze e degli strumenti della medicina ed è promossa la posizione passiva del paziente, si tratta di una concezione che non prende in considerazione l’azione preventiva di protezione attraverso comportamenti, credenze e atteggiamenti rivolti a stili di vita salutari. 
Secondo Engel (1977) il modello biomedico non solo richiede che la malattia sia trattata come un’entità indipendente dal comportamento sociale, ma pretende anche che le deviazioni comportamentali siano spiegate sulla base di processi somatici (biochimici e neurofisiologici) disturbati. Così il modello biomedico abbraccia sia il riduzionismo (la prospettiva filosofica dogmatica, in base alla quale i fenomeni complessi derivano in definitiva da un singolo principio primario) sia il dualismo mente-corpo, la dottrina che separa il mentale dal somatico.
Fu lo stesso Engel a proporre come nuovo paradigma il modello biopsicosociale, un modello di tipo integrato, basato sulla teoria generale dei sistemi che supera la concezione dualistica mente-corpo e la concezione riduzionista di causalità lineare nell’insorgenza di malattie che vengono invece considerate come il risultato di un’interazione dinamica tra una molteplicità di cause.
Si tratta di un modello sistemico che tiene conto dei fattori psicosociali e ritiene che la diagnosi medica debba considerare l’interazione degli aspetti biologici, psicologici e sociali nel valutare lo stato di salute dell’individuo e nel prescrivere un trattamento adeguato. 
Questo nuovo paradigma prevede quindi l’intervento congiunto di medico, psicologo e di tutti gli operatori della salute.
Secondo Zani e Cicognani (2000) è proprio del modello biopsicosociale procedere all’approfondimento del livello psicologico, orientandosi verso la salute globale della persona nel suo ambiente, con un’enfasi maggiore sulla promozione della salute, intesa come realizzazione di sé, esplorazione del nuovo, più ancora che sulla prevenzione della malattia, affrontandola con metodologie differenziate. Contemporaneamente occorre tenere conto della necessità di integrazione o interazione tra i livelli di analisi (interdisciplinarietà) e tra i ruoli professionali diversi.

Riccardo Cazzulo

Riferimenti Bibliografici:
  • Boncori, L. (2006). I test in psicologia. Bologna: il Mulino.
  • Engel, G.L. (1977). The need for a new medical model: a challenge for biomedicineScience, 196, 129-136.
  • Zani, B., & Cicognani, E. (2000). Psicologia della salute. Bologna: il Mulino.
  • Organizzazione Mondiale della Sanità - http://www.who.int/en/

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