Sono entrato in contatto per la prima volta con la
psicologia positiva nel autunno del 2010 durante il
Festival della Scienza che
si tiene tutti gli anni a Genova. Durante quella edizione il tema trainante del
festival prendeva il nome di
Orizzonti. Dopo
una prima lettura del programma fui attratto dalla tavola rotonda dal titolo:
Psicologia
positiva, il nuovo orizzonte. Imparare la felicità? I relatori erano Luigi
Anolli, Gian Vittorio Caprara e Chiara Ruini, la moderatrice Antonella Delle
Fave, a questo link l'abstract che si trovava sul programma del festival che ancora oggi conservo.
Il motivo principale del mio interesse
per questa tematica era dovuto al fatto che occupandomi da parecchi anni di
attività di gruppo rivolte al benessere attraverso l'utilizzo di Biodanza Sistema Rolando Toro avevo colto delle notevoli affinità
tra gli scopi di questo sistema e quelli della psicologia positiva. Alcuni temi
portanti della Biodanza risultano infatti essere il benessere, le relazioni
positive con gli altri, lo sviluppo dei potenziali positivi degli individui, l'espressione
di emozioni positive, la gioia di vivere e la felicità.
La psicologia positiva, formalizzatasi sul finire degli
anni ’90, è una prospettiva scientifica molto recente che sta attualmente vivendo
la propria fase di sviluppo e che rivolge il proprio interesse al benessere e
alla realizzazione degli individui e della collettività piuttosto che ai loro
problemi e alle loro sofferenze.
Da alcuni decenni ormai anche
le discipline scientifiche come la psicologia, la sociologia e l’economia hanno iniziato ad interessarsi sempre più dei
temi relativi alla qualità della vita e al benessere. Grazie soprattutto
a l’accrescimento delle risorse economiche e alla conseguente esigenza di
soddisfacimento di bisogni di livello superiore una serie di nuovi valori sono
entrati a far parte della vita delle persone. Sia i ricercatori che la
popolazione in genere hanno iniziato ad interessarsi in maniera concreta a
questioni relative a salute, benessere, partecipazione e qualità della vita e
agli aspetti psicologici collegati.
Questo scenario ha favorito la nascita e lo sviluppo della
psicologia positiva con lo scopo di favorire un cambiamento nella psicologia “in
modo che, accanto allo studio di come
riparare al peggio nella vita ci sia spazio anche per tutto ciò che rende la vita meritevole di essere vissuta: una
scienza e una professione per comprendere e costruire quei fattori che
permettono agli individui, alle comunità e alle società di fiorire e raggiungere un funzionamento ottimale” (Colombo &
Goldwurm, 2010).
Secondo i principali esponenti della disciplina le aree di studio
interessate risultano essere principalmente tre:
- Le emozioni positive nelle
quali viene inclusa anche la felicità
- I tratti positivi:
potenzialità, virtù e abilità, comprese quelle atletiche
- Le istituzioni positive
come la democrazia, la famiglia e la libertà di informazione.
Queste tre aree si influenzano a vicenda visto che le
istituzioni positive supportano i tratti positivi che a loro volta sostengono
le emozioni positive sia nei momenti di benessere che in quelli di crisi.
La psicologia positiva non vuole essere un nuovo movimento
e neppure un nuovo paradigma, si tratta di una nuova prospettiva di studio e
analisi del comportamento umano.
La nascita della psicologia positiva è stata ufficializzata
da un numero monografico di American Psychologist del gennaio 2000,
successivamente anche in Italia sono stati pubblicati numerosi articoli sulla
rivista Psicologia della Salute.
Interessanti risultano essere alcune considerazioni di
Delle Fave relative agli aspetti geografici
della disciplina: “La scotomizzazione del positivo nel panorama psicologico
internazionale è peraltro strettamente connessa alla caratterizzazione
occidentale della disciplina. In altri contesti culturali non si è mai posto il
problema di distinguere tra psicologia e psicologia positiva, essenzialmente
perché non si è mai coltivata una visione negativa e patologica dell’uomo e
della sua realtà sociale. Al contrario, la psicologia occidentale non ha mai
studiato in modo sistematico le caratteristiche degli individui soddisfatti e
delle comunità fiorenti; gli psicologi hanno solo una conoscenza frammentaria
di ciò che renda la vita meritevole di essere vissuta e di come si possano
sviluppare a livello ottimale le potenzialità individuali e collettive”
(Delle Fave in Colombo &
Goldwurm, 2010).
Il percorso formativo dell'insegnante (facilitatore) di Biodanza prevede dei moduli dove vengono approfonditi i cosiddetti "Aspetti psicologici di Biodanza" che in buona parte si basano sulle ricerche e teorie psicologiche tradizionali.
Il mio impegno in questi ultimi anni è stato, e sarà, quello di continuare a studiare ed esplorare i temi della Psicologia Positiva mettendoli in relazione alla metodologia del Sistema Biodanza al fine di comprendere sempre meglio come facilitare condizioni di maggior benessere nei partecipanti.
L'imminente apertura della nuova
Scuola Biodanza Liguria sarà senz'altro uno dei luoghi deputati all'approfondimento e condivisione di questo innovativo approccio scientifico.
Riferimenti bibliografici:
Colombo, G., & Goldwurm, G. F. (a cura di).
(2010). Psicologia positiva. Gardolo (TN): Erickson